Ci si vergogna di soffrire di vergogna – Editoriale del libro “Vergogna: l’emozione dimenticata”

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Con viva gratitudine per gli Autori presento la prima raccolta italiana di contributi sul tema della della Vergogna e ringraziamento agli autori, che presenta la prima raccolta sul tema della Vergogna “La Cenerentola delle emozioni spiacevoli”  (Rycroft 1970), per la scarsa attenzione

ricevuta in passato dagli psicoanalisti. La Vergogna, che tra i molti sentimenti che punteggiano il discorso dell’analizzando non e’ certo tra i più infrequenti, e’ stata considerata ed esaminata da alcuni psicologi del se’, e anche paragonata all’angoscia da alcuni psicologi dell’Io (Broucek 1982).

Socialmente determinata nella prospettiva di Freud, che ne individua la funzione difensiva contro gli istinti sessuali, praticamente ignorata dalla Klein, spesso indistinguibile dalla colpa secondo Hartmann e Loewenstein,la Vergogna sembra conquistare un ruolo specifico a partire dagli anni ’50.

Nel rappresentare lo sviluppo dell’individuo e le sue crisi come una serie di alternative Erikson inserisce la vergogna tra quei “modi di esperire accessibili alla introspezione, modi di comportarsi osservabili dagli altri, e condizioni inconsce individuabili per mezzo dell’analisi, che caratterizzano il secondo stadio, muscolare-anale dello sviluppo dell’individuo (Infanzia e Societa)”.

Si tratta ora di un tema oramai avviato e sviluppato in Italia da almeno trent’anni. Questa antologia vedrà contributi di Autori vari su temi diversi sempre riguardanti la Vergogna. La raccolta infatti e’ volta a mettere insieme diverse prospettive e argomentazioni che spaziano dall’Antropologia alla Fenomenologia, dalla Psicoanalisi alla Psicofisiologia e ad altro ancora. Per il lettore può costituire un utile guida per spunti di riflessioni profonde, per poi proseguire in un filone di ricerca ormai aperto da anni.

Nel momento in cui mi sono avvicinata a questo tema (1985) non eravamo nell’era di Internet; consultando i Psychological Abstracts sotto la parola “Shame” si rimandava erroneamente alla parola “Guilt”. Si e’ riaccesa così  la mia curiosità scientifica che ha portato ad una lunga ricerca sul distinguo dei due termini. Sino a che,in occasione del Congresso di Chicago sulla Psicologia del Se’ nel 1991 –  ascoltando il Dr.Morrison –  compresi meglio una differenziazione forse resa più difficile per via delle nostre radici cattoliche.

Ringrazio particolarmente il professore Vezio Ruggeri, allora titolare della cattedra di Psicofisiologia  presso  la Facolta’ di Psicologia de “La Sapienza”, che mi diede nel 1984 la spinta propulsiva a cercare e ricercare sempre di più.Tutto questo stimolo ha suscitato interesse in altri colleghi che hanno sviluppato ulteriori ricerche su piani differenti che hanno potuto interconnettersi in questa raccolta.

Il tema della Vergogna,in questa antologia,risulterà unito al tema del Narcisismo (Kohut), tanto caro a noi psicoterapeuti  e psicoanalisti, nonché a tutti gli studiosi della Psiche.

Di fatto la Vergogna può essere intesa sia come una difesa che protegge il narcisismo fragile, ma anche come espressione del narcisismo ferito.

La Vergogna può altresì essere intesa come espressione di una particolare strutturazione difensiva, “la vergogna paralizzante”, la vergogna di “fare brutta figura”,in cui l’individuo non si espone mai,mettendosi al riparo,provandola raramente. Oppure “vergogna intrapsichica”, dove l’individuo si vergogna ma controlla l’emozione e reagisce positivamente; si tratta di una Vergogna anticipatrice che serve per controllare ed evitare la situazioni che possono minacciare il narcisismo fragile ed essere minacciose per l’integrità del se’.

Questo tema e’ stato trattato pero’ spesso nel lontano passato,fino ad arrivare ad Autori più recenti.(Muscetta).

Euripide non aveva tanto il problema di parlare della vergogna,(sia nei suoi risvolti sociali,che in quelli più profondamente legati al conflitto individuale di Fedra), quanto quello di farla vedere e di rappresentarla; e non poteva farlo altrimenti che nell’attualità di un rapporto in cui lo spettatore potesse ricostruire l’alternarsi tra la tendenza alla fuga e quella all’avvicinamento, che costituiscono l’essenza degli schemi di comportamento motorio.

La lettura dell’Ippolito in rapporto alla Vergogna pone una questione: in questa tragedia risultano in primo piano gli effetti che il comportamento di Fedra suscita nell’interlocutore (la nutrice e il coro) e per converso si evidenzia l’importanza della reazione dell’interlocutore all’evoluzione del suo stato d’animo; ma le ipotesi fatte su questo sentimento dagli autori psicoanalitici sono state fino ad ora volte per lo  più ad evidenziare un conflitto che si svolge in gran parte fuori dal soggetto o, al contrario, in gran parte tutto al suo interno:quasi ma mai all’interno della relazione.

Questa prospettiva, tuttavia potrebbe portare facilmente ad imboccare la strada di una valutazione morale della Vergogna, strada importante ma che potrebbe rischiare di lasciare in ombra una funzione generale dei sentimenti, e quindi della Vergogna in quanto esperienza affettiva; se e’ accettabile la considerazione che i sentimenti in quanto lontani dai processi di simbolizzazione,non sono di per se’ materia di discussione (Ferrari),in linea generale questo potrebbe essere una delle ragioni per cui in passato la Vergogna ha ricevuto scarsa considerazione come oggetto di studio;e’ tuttavia noto che essi – o meglio  gli atti che li esprimono – hanno un ruolo specifico nel processo di comunicazione tra umani, perché contengono commenti sul processo della relazione interpersonale indispensabili al mantenimento della relazione. Su queste funzioni meta-comunicative dei sentimenti e’ incentrata una gran parte del dialogo madre-bambino fin dai primi giorni di vita.

Per ciò’ che riguarda specificamente la Vergogna, lo schema motorio pare derivato dal nascondersi, come del resto e’ implicito nell’etimo della parola in molte lingue: verecondia da vereor e in inglese shame dal teutonico sckami,nascondersi.In Broucek e’ parzialmente presente l’obiettivo di rintracciarne le componenti originariamente adattive: infatti nel tentativo di ricollegare la Vergogna allo sviluppo narcisistico primitivo, egli comincia col citare una riflessione di Izard (1977) su una situazione in cui si può provare Vergogna e che ritiene difficilmente interpretabile al di fuori delle ipotesi che non pongano in primo piano degli schemi interattivi; come nel caso di chi,avendo visto qualcuno nella folla, decida di avvicinarlo per salutarlo credendo di conoscerlo, cerchi di attivare la sua attenzione, per poi scoprire improvvisamente di non conoscerlo affatto. La Vergogna provata in questi casi e’ più o meno forte a seconda delle circostanze, ma l’episodio e’ così caratteristico che si presta a fare delle analogie con l’angoscia che il bambino prova quando sia diventato capace di distinguere la madre dall’estraneo. Broucek, tuttavia sostiene che il prototipo della reazione di Vergogna si stabilisca già nei primi momenti della relazione madre-bambino, con una madre che si comporti come un estraneo, in condizioni cioè in cui vi sia assenza di risposta o risposta paradossale da parte della madre; il bambino si ritira in se’ stesso e si nasconde.

In riferimento ai versetti della Genesi, Adamo ed Eva,nudi come sono stati creati, all’inizio non si vergognano; dopo il peccato originale,si coprono,anzi, si nascondono dinanzi al loro Creatore. Se si considera il peccato originale come peccato legato al desiderio di acquisizione dell’onnipotenza, attraverso la conoscenza, nell’identificazione con la figura del Dio in quanto padre idealizzato, la Vergogna provata da Adamo potrebbe essere interpretata come la consapevolezza improvvisa e incisiva del “limite” da parte dell’uomo. La fantasia di una critica irridente della inadeguatezza delle ambizioni, determina il blocco dell’illusione, e fa si’ che le proprie ambizioni siano interiormente derise con un probabile effetto sulla esperienza psicofisica di se’ (Novelli 1986, Ruggeri 1987); nella misura in cui l’esperienza di Vergogna sia opportunamente modulata, ne consegue invece un essenziale valore di crescita in termini psicoevolutivi.

Dal punto di vista psicodinamico il messaggio biblico potrebbe sintetizzare magistralmente questi diversi livelli della dinamica evolutiva umana.

In particolar modo Kohut formula la seguente teorizzazione:la Vergogna sorge quando l’Io e’ incapace di fornire una scarica adeguata alle esigenze esibizionistiche del se’ narcisistico. Negli esempi significativi di propensione alla Vergogna, la personalità e’ caratterizzata da una idealizzazione difettosa del Super Io e da una concentrazione di libido narcisistica sul se’ grandioso; quindi la persona ambiziosa,rivolta al successo,con un concetto poco integrato del se’ grandioso, e con intense tensioni esibizionistiche-narcisistiche, e’ la più esposta a sperimentare la Vergogna. Se le pressioni del se’ narcisistico sono intense e l’Io e’ incapace di controllarle, la personalità’ risponderà con Vergogna e fallimenti di ogni genere, soprattutto quando le ambizioni riguardano sia la perfezione morale che il successo esterno.In circostanze ottimali, l’ideale dell’Io e la struttura delle mete dell’Io sono la migliore protezione della personalità contro la vulnerabilità narcisistica e la propensione alla Vergogna. Il se’ narcisistico fornisce piccole quantità di libido-narcisistica-esibizionistica, che sono trasformate in segnali subliminali di squilibrio narcisistico (segnali subliminali di Vergogna) quando l’Io tenta di raggiungere i suoi obiettivi, di emulare gli esempi esterni e di obbedire alle richieste esterne,oppure di vivere all’altezza delle norme e specialmente degli ideali del Super Io.

Usando un’immagine fantasiosa, Kohut ci dice che il se’ narcisistico tenta di esibire la propria perfezione, all’Io o al mondo esterno o al Super Io, indirettamente attraverso la mediazione dell’Io, e si trova manchevole: la scarica di libido piccola e difettosa che ne risulta, tuttavia, avverte l’Io della esperienza potenziale di dolorosa Vergogna.

La libido esibizionistica e’ mobilitata e si dispiega per la scarica di risposte di rispecchiamento e di approvazione da parte dell’ambiente, oppure come segnali di Vergogna da parte del Super Io idealizzato, vale a dire dalla struttura interna che ha assunto dall’ambiente arcaico le funzioni di approvazione. Se la risposta attesa non arriva, il flusso della libido esibizionistica e’ disturbato. Invece della graduale soffusione del se’ e del se’ corporeo, del calore piacevole della libido esibizionistica che ha ricevuto eco e approvazione, i processi di scarica e di diffusione si disintegrano indefinitamente. L’ inattesa mancanza di cooperazione dell’oggetto speculare crea uno squilibrio psicoeconomico che frantuma la capacita’ dell’Io di regolare il flusso degli investimenti esibizionistici. In conseguenza di questa temporanea paralisi,l’Io, da una parte cede all’urgenza dell’eccitamento esibizionistico,mentre d’altra parte, cerca disperatamente di arrestarne il flusso. La superficie esibizionistica del se’ corporeo, la pelle, mostra quindi non il calore piacevole dell’esibizionismo riuscito ma calore e rossore insieme a pallore. Questa mescolanza disorganizzata di scarica massiva (diminuzione di tensione) e blocco (aumento di tensione) nell’area della libido esibizionistica viene sperimentata come Vergogna.

Vorrei concludere questa carrellata di teorizzazioni e di prospettive con l’accento sull’importante lavoro del Dr.Morrison in cui la Vergogna non solo viene provata dai pazienti nel lavoro clinico, ma anche dai terapeuti.

Ringrazio vivamente tutti gli Autori per avermi dato fiducia nell’organizzare questa antologia,per la generosità e per l’impegno profuso,antologia ricca e stimolante per chi si avvicini per la prima volta allo studio della Vergogna, e anche per chi già abbia familiarita’ con questo tema.

Maria Emanuela Novelli

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