I DISTURBI DI PERSONALITA’ BORDERLINE (BPD) E IL TRATTAMENTO CON L’EMDR
I soggetti a cui è diagnosticato il disturbo di personalità borderline (BPD) di solito soffrono di sensibili menomazioni nelle loro abilità funzionali. Impulsività, instabilità affettiva, difficoltà interpersonali e problemi di identità sono i caratteri più tipici di questo disturbo, che frequentemente porta a comportamenti suicidi o para-suicidari. Se il BPD è stato tradizionalmente considerato come cronico e durevole, la ricerca recente ha dimostrato che la sua remissione è possibile nel tempo e che la psicoterapia può accelerare questo processo. L’eziologia del BPD è stata associata ad abusi infantili e ad affettività inadeguata. Dato il significato di abuso e trauma infantile, l’EMDR – Eye Movement Desensitization and Reprocessing, come terapia del trauma riconosciuta, può essere una opzione ragionevole di trattamento per la BPD.
Le teorie correnti indicano che l’eziologia del BPD può essere collegata a fattori genetici o neurobiologici, ambiente familiare (incluso attaccamento, patologie genitoriali e abusi infantili), e fattori sociali. L’incidenza di abusi sessuali all’interno di questa popolazione è alta . Canarini e colleghi (1989) hanno osservato che il 72% degli individui con BPD riferivano di abusi verbali, il 48% di abusi fisici e il 26% abusi sessuali. Allen (2003) ha ipotizzato che coloro che avevano sperimentato traumi fossero meno suscettibili ad avere una remissione degli altri e ha raccomandato ulteriori indagini in tal senso. Un abuso infantile precoce (ad es. età media 4 anni) è stato in particolare associato a diagnosi di BPD e a disturbi da stress post-traumatico (PTSD), il che ha indotto alcuni a ritenere che una diagnosi di disturbo post-traumatico da stress complesso fosse più adatta in questi casi . Poiché il trauma è un aspetto saliente del BPD, ci si aspetterebbe un trattamento volto ad affrontare esperienze traumatiche, se si vuole avere un effetto benefico. Il modello di rielaborazione adattiva dell’informazione , che è il quadro teorico dietro l’EMDR, chiarisce l’impatto di esperienze traumatiche sulla funzionalità del paziente e fornisce una base razionale per l’utilizzo dell’EMDR nel trattamento del BPD ( Shapiro 2001).
Il modello di rielaborazione adattiva dell’informazione considera gli eventi traumatici tipicamente associati al disturbo post-traumatico da stress, come “grandi eventi T”. Gli abusi fisici e sessuali infantili, spesso sperimentati da individui con diagnosi di disturbo di personalità’ borderline, si inseriscono chiaramente in questi “grandi eventi T”.
Le risposte ambientali invalidanti associate allo sviluppo del BPD che vanno oltre l’abuso fisico ed includono esperienze pervasive di umiliazione, rifiuto, scarsa considerazione, sarebbero considerate “ traumi con la “t” minuscola. Inoltre si è ipotizzato che l’incapacità del genitore di regolare l’emozione negativa di un figlio attraverso la possibilità di rispecchiare se stesso, può condurre ad una escalation emozionale che si può considerare traumatica . La successiva mancanza di affettività nella prima infanzia può limitare l’abilità del soggetto nello sviluppare abilità auto-calmanti e auto-regolanti, abilità che mancano spesso in soggetti con diagnosi di disturbo di personalità borderline.
Nel corso di studi controllati l’EMDR risulta aver affrontato con successo il disturbo post-traumatico da stress e altri traumi. Perciò, data la prevalenza di traumi all’interno della popolazione sofferente di disturbi di personalità borderline, l’EMDR sembrerebbe un metodo adeguato per curare i fattori esperienziali che contribuiscono a questo disturbo (es: traumi precoci).
Eventi passati rielaborati non producono più le emozioni disfunzionali che avevano creato le valutazioni negative di sé e le percezioni e reazioni interpersonali negative.
L’obiettivo clinico, in conclusione, non è solo di ridurre i sintomi manifesti, ma di facilitare lo sviluppo di una sana vita adulta, in grado di trovare sollievo, provare l’intera gamma di emozioni e mantenere un senso adattivo di sé e una coscienza esterna. Oltre alle ovvie implicazioni sociali, queste abilità sono necessarie anche per gettare le fondamenta di modelli genitoriali potenzialmente necessari per contribuire ad arrestare la trasmissione di sofferenza da una generazione all’altra. (Shapiro)
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